i racconti del DON

2 Comments

Ragazzi il parroco di Torbole che ci ha ospitati per la festa e per la proiezione delle mie fotografie ha pubblicato un bellissimo articolo

che vi mostro nelle seguenti fotografie e che poi vi scriverò in chiaro per potervelo far assaporare meglio
“Venerdì 22 ottobre Miriam ci ha raccontato del suo incredibile viaggio attraverso le Americhe.
Quasi 52.000 km percorsi da sola in sella alla sua moto dall’Argentina fino all’Alaska, attraversando culture e luoghi diversi.
Il viaggio era stato programmato per una durata di 10 mesi ma gli inconvenienti non sono mancati e così i 10 mesi sono diventati 23 (settembre 2008 – ottobre 2010) Miriam ci racconta dei guasti alla moto, causa di soste che però le hanno permesso di conoscere a fondo i popoli, le loro culture e le loro abitudini. Ci spiega anche come questi imprevisti siano diventati la molla per cercare quanto di positivo ci fosse pure in un deserto: si scoprono cosi le piccole cose della vita di ogni giorno, si apprende molto di se stessi e dell’esistenza in generale, stando semplicemente fermi in un luogo ad attendere pezzi di ricambio.
Attendere di riparare la moto diventa così una buona scusa per dedicarsi ad opere missionarie che non erano in programma.
In Bolivia ha conosciuto gli indios che arrivano in città in cerca di un futuro e che scoprono di sentirsi spauriti ed inadatti ai ritmi frenetici, alle nuove regole della grande metropoli, e mentre cerca di insegnare loro le regole della igiene, lei impara le regole degli indios, essi hanno un forte senso della comunità, la quale è così unita da sembrare una grande famiglia.
In Perù tra le montagne con l’organizzazione Mato Grosso apprende l’importanza di imparare arti e mestieri, di sviluppare i propri talenti e di condividerli con gli altri.
In Equador, in un ospedale creato da Mato Grosso, riconosce la sua vocazione di medico e di non esser sola in questa vocazione, sente quanto sia importante per lei e per i pazienti stessi avere un medico che ama il proprio lavoro e non semplicemente uno che ha appreso ad esser pagato bene: i medici nell’ospedale sono stipendiati, ma li contraddistingue la voglia di far bene le cose.
In Colombia con i bambini abbandonati Miriam si sente un po’ in difficoltà. Pur senza aver mai avuto figli, sente la loro richiesta di amore, sente la loro voglia di esser abbracciati e, nonostante le reticenze, inizia a sentire dentro di se un tipo di affetto che non conosce, e capisce che tutti noi abbiamo bisogno di ricevere e non solo di dare amore.
In Costa Rica trova una situazione di grande disuguaglianza: il governo parla di ecologia ma la povera gente non ha nulla da mangiare, mancano le case degne di tale nome ed i fondi pubblici vanno tutti per costruire parchi per turisti.
Il Nicaragua riserva una gradita sorpresa: un bresciano la incontra per strada e la accoglie a braccia aperte nella sua famiglia (una settimana in cui Miriam si sente finalmente a casa).
Andando verso nord e sempre in moto, senza mai lasciarla, Miriam arriva in Honduras, El Salvador, Guatemala e Mexico: qui le missioni sono bersaglio dei narcotrafficanti e quindi decide di andare a lavorare per la salvaguardia delle tartarughe, per evitare la loro estinzione.
Occuparsi degli animali, sopratutto questi rettili che non interagiscono in modo diretto ma solo chiedono cibo, rafforza l’idea che gli uomini devono proteggere le creature della terra: Miriam si sente sempre più parte della natura che la circonda e dormire in tenda diventa un piacere inaspettato.
L’arrivo negli U.S.A. ed il ritorno alla civiltà sono piacevoli ma danno subito l’idea a Miriam che in questa società “evolute” manca l’amicizia e quella amorevolezza che aveva conosciuto in America latina, manca quindi la cosa più importante e Miriam decide di arrivare in soli 2 mesi in Alaska, da dove rispedirà la moto a casa.
Il ritorno a casa è un po’ difficile: non dimentica le abitudini e la gente incontrata, ma sicuramente le opere missionarie sono quelle che sono rimaste nel suo cuore.
Riprende il lavoro e riprende la vita quotidiana, e noi che l’abbiamo ascoltata raccontare questo viaggio in sole due ore di filmato ci chiediamo se non ci sia in lei una profonda voglia di ripartire. La risposta di Miriam non manca : “Se riparto, questa volta sarà diverso, sarà la scelta di vivere diversamente, anche se non ho nessuna voglia di fuggire ma preferisco essere missionaria nella mia propria terra”.

2 Replies to “i racconti del DON”

  1. Anonimo ha detto:

    Che belle parole !!!!

  2. IL Pier ha detto:

    COMPLIMENTI !, questo è l'aspetto del racconto che di solito non esce ed è la parte qualificante del tuo viaggio, in questo taglio si distingue "IL TUO VIAGGIO" da uno spostamento frettoloso per arrivare… infatti come dicono i motociciclisti VERI, non si deve aver fretta in moto, prima arrivi e prima finisci di gustare il viaggio in moto, quindi finisce il divertimento. CIAO, di nuovo complimenti . Pier

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